Saper servire il te delle cinque.
Ricevere ed essere ricevuti. Gestire il cellulare, sapersi comportare su una
barca dove si è in vacanza. Riuscire ad essere piacevoli, discreti e
rispettosi. Per cavarsela in tutte queste situazioni e molte altre, possono forse
bastare gli eterni insegnamenti di monsignor Giovanni della Casa nel suo
Galateo? Ma certo che no, i tempi sono cambiati e per viverli al meglio bisogna
capirne l’essenza. Ecco perché il trattatello scritto cinque secoli fa deve
essere aggiornato e adattato agli usi del terzo millennio. Conoscere il
galateo, infatti, non significa saper usare le pinze per gli asparagi o essere
in grado di rivolgersi ad un’eccellenza. Oggi il bon ton è, innanzitutto, la
grazia del vivere, la semplicità, la leggerezza dell’esistere, l’affabilità nel
venire incontro agli altri. Gesti, parole, silenzi, sorrisi, atteggiamenti che
affinano l’arte della messa in scena di sé, di noi stessi nel mondo. Ma
soprattutto, in tempi difficili come quelli che viviamo, saper vivere significa
anche cambiare le priorità, riscoprire il valore della vicinanza, della
solidarietà, e nel contempo il gusto della vera eleganza, che è innanzitutto
sobrietà nel porgersi e non imbarazzante esibizione di ricchezza. È
quell’indefinibile, lieve e fascinoso stile al di sopra delle imitazioni,
vissuto tra un’ impercettibile noncuranza e la dissimulazione di qualit�
pur  possedute e innate. Ovviamente non pretendiamo di
imporre nessun precetto, semmai una giusta misura, un modo diverso di stare
bene con noi e con il prossimo. Considerando gli altri con la massima
attenzione, senza offenderli, né prevaricarli; qualsiasi siano “gli altri”,
secondo gli usi di ogni paese, secondo ogni latitudine, secondo ogni
tradizione. Il rispetto del saper vivere è assoluto, ed è rispetto per tutte le
educazioni, e perfino chi non ha avuto la fortuna di riceverne una di alto
profilo. Rispettare il prossimo significa, prima di tutto, farlo sentire sempre
a proprio agio. Alla base di tutto c’è una sensata naturalezza, quella delicatezza
capace di evitare errori che possono rovinare o pregiudicare i rapporti o dare
un’immagine distorta di sé. Per il resto tranquilli: nessuna persona normale
giudicarci per come teniamo il coltello o riprenderci se diciamo “buon
appetito” se lo fa, non è una persona intelligente e non è neanche beneducata.
Oggi comunque è infinitamente meglio commettere qualche innocente errore di
galateo, nessuno ci farà caso, che avere il terrore di commetterne
comportandoci come manichini.

Francesca Pica

 

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